Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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La situazione nel nostro paese e nel mondo rende sempre più necessario e indispensabile intraprendere azioni politiche, culturali, informative e formative che prevengano, indaghino e puniscano i responsabili della violenza che quotidianamente le donne italiane subiscono. Quanto accade è davvero indegno di un paese civile e incredibilmente doloroso sul piano umano e personale. In Italia viene uccisa una donna ogni due giorni, infatti, e nel 70% dei casi il reato avviene dentro le mura domestiche. Sono in costante aumento i maltrattamenti e gli atti di violenza e costrizione, le persecuzioni di quante decidono di ribellarsi, e lo stalking. Il 51,9% delle vittime, infatti, aveva denunciato le violenze che stava subendo. Morti annunciate, dunque. La Convenzione di Istanbul, votata lo scorso anno all'unanimità, 545 sì su 545 presenti, ci consegnava finalmente l'immagine di un paese civile, quanto meno nelle sue istituzioni rappresentative. Lo stesso, purtroppo, non si può dire del paese reale riguardo al terribile fenomeno del femminicidio che lo attraversa da Nord a Sud, coinvolgendo tutte le classi sociali, le generazioni, le condizioni professionali e culturali. Una violenza sorda e implacabile, con centinaia di donne morte ogni anno, migliaia soggette a maltrattamenti fisici e psicologici, fenomeni crescenti di stalking e di bullismo per quanto riguarda le più giovani. Troppi sono, inoltre, i bambini e le bambine privati dell'affetto più caro e indispensabile: quello materno. E troppi gli uomini che esercitano la forza bruta come unico modo di relazionarsi alle loro mogli, compagne, fidanzate, figlie, sorelle. Si deve puntare alla sensibilizzazione culturale e all'educazione, nelle famiglie, nella scuola, nella società. Grande è la responsabilità di chi, avendo a che fare con bambini e ragazzi, non crei situazioni tese al rispetto dell'altro/a, alla valorizzazione delle differenze in generale e in particolare di quelle di genere, a processi egualitari, all'educazione alla pace e alla convivenza non solo verso chi è lontano e diverso da noi (per provenienza geografica, colore della pelle, credo religioso, abitudini, cultura), ma anche verso chi ci è prossimo e affine. Ma le buone intenzioni di per sé non tutelano le donne che vengono sistematicamente sottoposte alla forza bruta e alla violenza. Servono anche risorse finanziarie che mettano in moto politiche virtuose e non più rinviabili: i centri anti-violenza innanzitutto, la difesa legale, l'assistenza economica di chi deve scappare dalla propria casa, l'avvio a nuove occupazioni e a una nuova vita, lontana dall'odio, le case-famiglia che custodiscano mamme e bambini nell'emergenza. Il sostegno psicologico e medico alle vittime. E' necessario altresì prevedere processi di acculturazione che partano dalle nuove generazioni, con attività mirate nelle scuole di ogni ordine e grado (il bullismo, il senso di superiorità e onnipotenza cominciano presto), per raggiungere quel mondo adulto sul quale forse è ancora possibile intervenire. Per dirottare le pulsioni, insegnare il dialogo, la compassione e l'amore. E' anche necessario recuperare tante donne, che si considerano meno di niente, al rispetto di sé, alla cura, alla rivendicazione del diritto alla vita e alla consapevolezza che nessuna violenza può essere giustificata. Convincerle a denunciare, a difendersi, a non subire. E' importante crescere figlie/ragazze che sappiano riconoscere il mostro della porta accanto che ha magari le fattezze gradevoli e le pretese d'amore del fidanzatino di turno. Le donne devono acquisire la consapevolezza del loro valore, del diritto alla felicità e alla serenità che tutte ci riguarda; devono sapere che a un primo schiaffo inevitabilmente ne seguiranno altri e che loro di certo non hanno fatto niente per meritarselo. Dobbiamo crescere figlie forti, coraggiose, consapevoli e figli responsabili, capaci di esprimere affetto e comprensione, di amare nell'unico modo possibile: quello del rispetto, della tenerezza, della gioia condivisa. Tutto ciò presume politiche mirate, buone pratiche quotidiane e non estemporanee, investimenti finanziari certi a livello nazionale e locale: per far uscire il nostro paese da questo tunnel crescente di ferocia e di dolore. Lucia Coppola Trento, 25 novembre 2014 È sempre più indlispensabile intraprendere azioni politiche, culturali, informative e formative che prevengano, indaghino e puniscano i responsabili della violenza subita quotidianamente dalle donne. Quanto accade è indegno di un Paese civile, nonché incredibilmente doloroso sul piano umano e personale. Si devono gettare le basi a livello politico, istituzionale e culturale per una tutela preventiva, intervenendo non solo sul piano della repressione, comunque necessaria, ma anche della prevenzione, dell’assistenza alle donne e ai loro figli che si trovano in situazioni pericolose per la loro incolumità. Si deve puntare alla sensibilizzazione culturale e all’educazione, nelle famiglie, nella scuola, nella società. Servono anche risorse finanziarie che mettano in moto politiche ‘virtuose e non più rinviabili: i centri anti-violenza, la difesa legale, l’assistenza economica di chi deve scappare da casa propria, l’avvio a nuove occupazioni e a una nuova vita, case-famiglia, sostegno psicologico e medico alle vittime. Lucia Coppola, |
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